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lunedì 23 novembre 2015

DOMENICA 29 NOVEMBRE 2015

COME PRIMA, Più DI PRIMA…
i beni comuni non si privatizzano



Ancora una volta sotto il portico per difendere un bene comune, opporsi alle privatizzazioni e alle speculazioni. Il freddo non ci fa paura, tanto abbiamo i funghi a gas per scaldarci, tanto vin brulé, cioccolata calda…
DOMENICA 29 NOVEMBRE
dalle 10 alle 18
all’interno del parco Cascine Chiesa Rossa
Via San Domenico Savio angolo Chiesa Rossa (MM2 Abbiategrasso, tram 3 e 15, bus 79)

https://www.facebook.com/Sotto-il-portico-438161123028234/

29/11, tutto il programma

COME PRIMA, Più DI PRIMA
i beni comuni non si privatizzano

DOMENICA 29 NOVEMBRE dalle 10 alle 18
Sotto il Portico all'interno del Parco Cascine Chiesa Rossa
Via Chiesa Rossa 55 angolo Via San Domenico Savio
MM2 Abbiategrasso, bus 79, tra 3 e 15

dalle 10
Mercatino agricolo di Spazio Fuori Mercato e Genuino Clandestino
http://genuinoclandestino.it

banchetti di libri a cura di Calusca City Lights e LibriSottoCasa
http://www.inventati.org/apm/index.php?step=primo
http://www.largomahler.it/template.php?pag=1844

h. 11.30
"Cipì, una storia per crescere" uno spettacolo interattivo per e con i bambini tratto dal libro di Mario Lodi, realizzato da APE (Arte per Educare)
http://www.apearte.net

h. 12.30
Pranzo popolare con i prodotti di Genuino Clandestino (polenta, gulasch vegetariano e non, vin brulé, cioccolata calda…)

h. 15
Musica con la Banda degli Ottoni e cabaret con Mary Sarnataro + comici a sorpresa

h. 16
Dibattito tavola rotonda su beni comuni e autogestioni. "I beni comuni non coincidono né con la proprietà privata, né con quella dello Stato, ma esprimono dei diritti inalienabili dei cittadini", per questo non possono essere privatizzati. Proviamo a discuterne partendo dalle esperienze che conosciamo: l'esperienza del Circolo dei Talenti e l'attività Sotto il Portico, Gratosoglio Autogestita (GTA) e il campus autogestito dei genitori di Zona 5.

durante l'iniziativa è anche previsto…
l'arrivo della bicicletta contro la farsa di Cop 21
http://www.offtopiclab.org/event/presidio-a-milano/?instance_id=587
la presentazione del dossier sulle nocività in Zona 5 a cura di ZAM
http://zam-milano.org
raccolta di firme contro lo sgombero di Gratosoglio Autogestita (GTA)
https://www.change.org/p/consiglio-di-zona-5-firma-a-favore-di-gratosoglio-autogestita


domenica 29 novembre

COME PRIMA, Più DI PRIMA…


In questi 3 anni, sotto il portico del parco cascine Chiesa Rossa è successo qualcosa di anomalo. Lo abbiamo detto più volte. La possibilità di usufruire di uno spazio, gratuitamente, di poter promuovere iniziative senza burocrazie, senza bisogno di chiedere finanziamenti, ha fatto nascere un’esperienza fuori dal coro e fuori dal controllo. Per questo il Comune di Milano e il Consiglio di Zona 5 sono terrorizzati. Centinaia di cittadini si possono incontrare, autorganizzare e autogestire. E lo sanno fare anche bene. Tutto questo fa paura a chi pensa di gestire il potere.
Il Comune di Milano attraverso l’assessorato al Demanio, il 6 luglio scorso ha sgomberato il Circolo dei Talenti che aveva gestito il portico e favorito la nascita di questa esperienza. Comune e Consiglio di Zona hanno lasciato il portico al degrado per tutta l’estate, senza acqua e corrente elettrica. Come se non bastasse, sono riusciti a sperperare 3.800 Euro di soldi pubblici per una festicciola di un giorno e un pomeriggio di animazione per bambini.
Hanno sperato che le esperienze fuori dal coro scomparissero, ma noi siamo ancora qua. Nemmeno il caldo di agosto ci ha fatto evaporare. Siamo rimasti SOTTO IL PORTICO tutta l’estate. Senza soldi, acqua e luce, siamo comunque riusciti a garantire alcune attività: pranzi e cene condivise, feste di compleanno e di laurea, danze popolari, cineforum…
Poi il settore demanio del Comune, ai primi di agosto ha fatto un bando che ai primi di settembre era già chiuso. Alla faccia della partecipazione e della condivisione. Ma la fretta, a volte, fa commettere errori. E per errore o per scarsa conoscenza del territorio che amministrano, nel bando hanno scritto che il portico più il locale bar misurano 211 mq complessivi. Peccato che il solo portico sia oltre 600 mq. Basterebbe averlo visto almeno una volta per rendersene conto, anche senza il metro in mano per prendere le misure.
Noi in questi anni abbiamo imparato che cos’è un BENE COMUNE perché lo abbiamo praticato. Un bene comune non può essere privatizzato. E’ di tutti e tutti lo devono poter utilizzare e GESTIRE. Per questo un bene comune non può essere privatizzato, cioè non può essere assegnato a una realtà o a una cordata di realtà che vince un bando. Un bene comune non rientra né nella proprietà dello Stato, né in quella privata. E’ un diritto inalienabile e quindi appartiene a tutti.
Per questo non ci arrendiamo, non abbassiamo la testa. Non accettiamo le regole del Comune di Milano perché il PORTICO non è loro, ma di tutti i cittadini che intendono utilizzarlo e animarlo. Continueremo a utilizzare il PORTICO CHIESA ROSSA come bene comune. Lo faremo senza chiedere il permesso al Comune di Milano, al Demanio, al Consiglio di Zona.
La prossima occasione sarà:


DOMENICA 29 NOVEMBRE
dalle 10 alle 18
all’interno del parco Cascine Chiesa Rossa
Via San Domenico Savio angolo Chiesa Rossa (MM2 Abbiategrasso, tram 3 e 15, bus 79)


SOTTO IL PORTICO
Comitato per la gestione condivisa del Portico Chiesa Rossa

fb: sotto il portico

giovedì 12 novembre 2015

Sabato 14 novembre - GTA

DANCEHALL
nel nuovo spazio autogestito a Gratosoglio.
L'iniziativa vuole puntare a riqualificare socialmente con una festa quella parte del quartiere additata come "pericolosa".
se hai a cuore il quartiere partecipa e porta le tue idee.

DJ MORELLOVE from Villalta

I soldi raccolti verranno investiti per altre feste e per sistemare lo spazio occupato.

NO RAZZISMO
NO SPACCIO
NO PREPOTENZE

Ci vediamo nello spazio GTA

SABATO 14 NOVEMBRE
Via Lelio Basso 7 dalle 16 in poi


GTA Gratosoglio Autogestita

Nasce il nuovo spazio Gratosoglio Autogestita: Invitiamo tutti a partecipare all’ assemblea aperta, che si terrà domani 2 novembre ore 17.00 presso lo spazio occupato in via Lelio Basso al civico 7 . Chiediamo una collaborazione a tutti coloro che sono interessati alla riqualificazione dell’area, aiutandoci direttamente nei lavori, nella difesa del posto, donando materiali, soldi o qualsiasi altro mezzo che possa essere utile. L’appello avviene anche in seguito a quanto accaduto ieri mattina, quando due sedicenti tecnici del comune ci hanno messo di fronte alla scelta di andarcene subito o essere sgomberati dalla forza pubblica nei prossimi giorni.
Sabato 31 ottobre abbiamo occupato uno stabile comunale in stato di degrado.
L’occupazione nasce dopo un percorso di più di un anno, in  cui abbiamo organizzato varie iniziative in quartiere, al fine di creare momenti di aggregazione e intervenire sulle sue principali problematiche. Queste iniziative nascono dalla consapevolezza che l’apporto di ogni abitante è significativo per il conseguimento di una soluzione condivisa e di un’alternativa. Pensiamo che la creazione di uno spazio autogestito  a disposizione degli abitanti sia un importante passo in tale direzione. Esso infatti può essere:
Un punto di riferimento per quanti hanno a cuore il quartiere e vogliono organizzarsi e confrontarsi per migliorarlo e affrontare direttamente i suoi principali problemi.
Risposta alla mancanza di spazi dedicati alla socialità, all’aggregazione (soprattutto dei giovani) e ad iniziative culturali e ludiche.
Presidio contro il degrado e un modo per combattere lo spreco che uno spazio vuoto rappresenta.
Già a febbraio dell’anno scorso avevamo provato, purtroppo senza successo, a ridare vita ad uno degli spazi da anni abbandonati  sotto le torri. Quel giorno ci è stato però proposto un percorso di dialogo con l’ALER (prova che mobilitarsi comunque smuove le cose), con la mediazione del vicequestore, per ottenere quello stesso spazio con un affitto simbolico. Gli incontri e le promesse si sono susseguiti sino a poche settimane fa, ma senza risultati concreti, tanto che il posto è tutt’ora vuoto. Questa esperienza ci ha portati a comprendere meglio come il percorso intrapreso fosse irrealizzabile, non tanto per malafede, ma perche si scontravano interessi inconciliabili: quelli di chi nel quartiere ci vive e quelli di chi sul quartiere ci guadagna e ci specula.
Abbiamo quindi deciso di fare direttamente quello che le istituzioni non volevano fare: restituire uno dei tanti spazi abbandonati agli abitanti della zona.
Il lavoro che stiamo portando avanti è anche un esempio di come la riqualificazione di aree del quartiere potrebbe creare nuovi posti di lavoro per i giovani disoccupati della zona.
Invitiamo tutti coloro che fossero interessati a partecipare alla ristrutturazione dello stabile a contattarci e a prendere parte all’assemblea.



giovedì 6 agosto 2015

Sul "carteggio" Benelli/Rizzo

PRIVATIZZATORI, ASSESSORI FANTASMA E QUAQUARAQUà

Una premessa è d’obbligo. Da mesi ci battiamo per difendere un bene comune: il portico all’interno del parco cascine Chiesa Rossa nella zona Sud di Milano. Lo abbiamo fatto prima costituendo un comitato per sostenere il Circolo dei Talenti che lo ha gestito per quasi 3 anni, poi, formando un Comitato PER la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa denominato SOTTO IL PORTICO.
Ci battiamo per difendere un bene comune, il portico, e quindi lottiamo per evitare che il settore Demanio del Comune lo privatizzi.
Gli echi di questa lotta devono essere giunti fino a Palazzo Marino visto che, dopo mesi di silenzio assordante da parte di tutti i consiglieri comunali, Basilio Rizzo ha scritto all’assessore Benelli, responsabile del Demanio e quindi del portico Chiesa Rossa, invitandola a riflettere sull’eventualità di mettere a bando, oltre a un piccolo locale di 25 mq anche il portico di 600 mq.

A fine luglio, l’assessore Benelli ha risposto a Basilio Rizzo e questo ci consente di fare alcune considerazioni.

1)   Noi l’abbiamo inseguita per anni. Invano. Non l’abbiamo vista ai tavoli tecnici con il Comune di Milano perché ha sempre delegato un funzionario a rappresentarla. Non l’abbiamo incontrata nemmeno alla Biblioteca Chiesa Rossa quando, nel gennaio scorso, l’Università Cattolica e il Circolo dei Talenti promuovevano un convegno invitando lei e altri assessori del Comune di Milano. Le abbiamo scritto, inviato i documenti che come Comitato PER le gestione condivisa del portico Chiesa Rossa abbiamo discusso. Le abbiamo chiesto di riceverci per farle presente la nostra richiesta e cioè che il bando NON comprendesse anche il portico. Niente. Mai una risposta. Poi le scrive Basilio Rizzo, presidente del Consiglio Comunale e nel giro di pochi giorni gli risponde. La considerazione che facciamo è che l’assessore Benelli deve essere rimasta culturalmente legata alle gerarchie tipiche delle caste indiane. A differenza di Basilio Rizzo, infatti, un comitato di semplici cittadini evidentemente, secondo l’assessore, non merita una risposta. L’assessore ci fa tornare in mente Alberto Sordi ne “Il marchese del Grillo” quando dice: “io sono io e voi non siete un cazzo”. Peccato. Avevamo capito che questa doveva essere la giunta che promuoveva la partecipazione. Evidentemente ci siamo sbagliati. L’assessore Benelli non è l’unica colpita dalla sindrome da Marchese del Grillo. Anche i “privatizzatori” del Consiglio di Zona 5 si sono ben guardati dal confrontarsi con noi in queste settimane. Hanno annunciato la nascita di un comitato di gestione per organizzare le attività sotto il portico, ma nessuno l’ha mai visto o sentito. Nel frattempo, noi proseguiamo a presidiare il portico e a promuovere iniziative come le feste, il cineforum, le danze popolari attraverso lo strumento che ci siamo dati e cioè SOTTO il PORTICO – Comitato PER la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa.
2)   L’assessore, nella risposta a Basilio Rizzo dice che: “abbiamo recepito negli ultimi mesi il messaggio del quartiere e l’importanza che lo spazio ha assunto per loro”. Come? Nessuno, nonostante le reiterate richieste, l’ha mai vista o incontrata. Forse vuole dire che ha letto i documenti che le abbiamo inviato, ma crediamo che abbia fatto almeno un po’ di confusione perché noi abbiamo chiaramente detto che non volevamo che il portico venisse messo a bando e chiedevamo che il bando sociale riguardasse solo lo spazio al chiuso di 25 mq da adibire a servizio bar/ristoro. Per aggiungere confusione, l’assessore ha avuto la bella idea di chiamare il bando “Progetti Sotto il Portico” lasciando credere che ci sia una continuità tra il Comitato PER la gestione condivisa che si è appunto chiamato SOTTO IL PORTICO e il bando predisposto dal Comune di Milano. Non è assolutamente così perché noi ci siamo battuti per evitare che il bando sociale includesse anche il portico.
3)   Perché sosteniamo che l’assessore Benelli sia confusa? Sempre nella lettera di risposta a Basilio Rizzo, l’assessore dice: “il comitato di autogestione costituitosi ha più volte ribadito che non è possibile separare lo spazio chiuso vero e proprio da quello del portico”. Non capiamo a cosa si riferisca. Non capiamo a quale comitato faccia riferimento. Se si riferiva a noi (SOTTO IL PORTICO – Comitato PER la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa) cogliamo l’occasione per ribadire chiaramente che non abbiamo MAI detto una cosa simile. Anzi, affermiamo esattamente il contrario. Per difendere un bene comune, per consentire a centinaia di persone di poter continuare a frequentare il portico senza tessere o consumazioni obbligatorie, per poter continuare, come in questi 3 anni, un’esperienza di autogestione, di condivisione e di DECISIONE sulle iniziative da promuovere, IL PORTICO NON DOVEVA ESSERE MESSO A BANDO.
4)   Per rassicurare sulle benevoli intenzioni del Demanio, l’assessore scrive che “il progetto (di chi si aggiudicherà il bando…) dovrà garantire la maggior fruizione possibile da parte del quartiere e delle sue realtà aggregative”. NON CI HA RASSICURATTO AFFATTO. Anzi. Ci ha (purtroppo) confermato che la giunta Pisapia ha intenzione di privatizzare un bene comune. Il problema non è garantire la maggiore fruizione perché anche un’attività commerciale mascherata da sociale tende a garantire la maggior fruizione possibile. Il problema è COME avviene la fruizione e CHI decide cosa si fa sotto il portico. Se il portico viene assegnato a un unico soggetto vincitore di un bando, COME e CHI lo deciderà solo chi vince il bando. La gestione del portico quindi non sarà più condivisa. Per questo diciamo che un bene comune sarà, di fatto, privatizzato, proprio perché sottratto alla gestione collettiva e affidato a un vincitore o a una cordata di vincitori.
5)   Sempre in tema di rassicurazioni che non rassicurano, ma, al contrario, fanno venire i brividi, l’assessore Benelli scrive che “tra i criteri validi per il punteggio finale” del bando si terrà conto delle modalità di coinvolgimento del territorio, qualità e ampiezza dell’eventuale partenariato e prospettive di collaborazione o sinergie. Badate bene, non dice che sono condizioni INDISPENSABILI per partecipare al bando, ma solo che serviranno per avere più punti, quindi delega questi concetti a chi parteciperà al bando. Vogliamo rassicurare noi l’assessore. Sotto il portico, perfino in queste settimane di caldazza estiva, c’è già il rapporto con il territorio, le ricadute e il coinvolgimento. I cittadini della Zona 5 garantiscono tutto ciò autogestendo questo spazio. Il vostro bando, che purtroppo include il portico, rappresenta un ostacolo a tutto ciò.
6)   Infine, nel carteggio Benelli/Rizzo si parla della ristrutturazione di quello che viene definito il RUDERE, ovvero l’ultimo pezzo ancora da sistemare del complesso Cascine Chiesa Rossa. L’assessore cita l’accordo per il diritto di superficie stipulato nel 2009 tra Comune e Arcidiocesi di Milano, ma, anche in questo caso, sembra non aver letto bene. Quell’accordo, firmato davanti a un notaio, prevede che l’Arcidiocesi possa occupare la Chiesa Santa Maria alla Fonte e la casa canonica per 50 anni senza pagare. In cambio, l’Arcidiocesi doveva provvedere a sue spese a ristrutturare il rudere per poi consegnarlo al Consiglio di Zona in modo che diventasse uno spazio a disposizione dei cittadini. L’assessore dice che: “L'Arcidiocesi di Milano ha comunicato che l’iter  autorizzativo presso la competente Soprintendenza  si è concluso nel novembre 2014; e che conseguentemente la stessa Arcidiocesi ha provveduto ad indire una gara d’appalto per l’aggiudicazione dei lavori di restauro”. Se legge bene, l’assessore Benelli potrebbe scoprire che i tempi previsti dall’accordo erano molto diversi. L’Arcidiocesi avrebbe dovuto concludere l’iter autorizzativo più di 3 anni fa e se non avesse rispettato questa scadenza, la convenzione tra Comune e Arcidiocesi sarebbe decaduta. Non ci risulta però che il settore Demanio abbia dichiarato decaduta la convenzione perché non sono state rispettate le regole e nemmeno che abbia sollecitato l’Arcidiocesi al rispetto dei tempi. L’Arcidiocesi dice che la colpa del ritardo è da imputare alla sopraintendenza che ha rilasciato i permessi in ritardo. Ma qualcuno, cioè il settore Demanio, ovvero l’assessore Benelli, ha chiesto all’Arcidiocesi quando ha avviato l’iter dei permessi? Qual è il progetto di restauro? Quando verrà terminato? Sempre l’accordo del 2009 tra Comune e Arcidiocesi, infatti, prevedeva che il rudere restaurato venisse consegnato nella mani del Consiglio di Zona 5. E i “privatizza tori” del Consiglio di Zona 5 si sono attivati per avere una risposta dall’Arcidiocesi? O aspettano solo che il miracolo si compia, anche se in ritardo di anni?
Anche questa vicenda, purtroppo, ci induce a un’amara constatazione: le regole ci sono, ma non valgono per tutti. Se sei una onlus o una piccola realtà di quartiere e non riesci a pagare un affitto oneroso il Demanio ti sgombera, come è avvenuto il 6 luglio scorso al Circolo dei Talenti. Se sei l’Arcidiocesi, il Demanio non ha fretta.





SOTTO IL PORTICO
Comitato PER la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa





giovedì 23 luglio 2015

Giù le mani dal portico!

IL GOLPE DI AGOSTO
fermiamo il bando sociale che privatizza un bene comune!

La storia è cominciata più o meno 3 anni fa all’interno del parco Cascine Chiesa Rossa, nella zona sud di Milano, a pochi passi dalla metropolitana di Piazza Abbiategrasso. Il settore demanio del Comune di Milano fa un bando commerciale a rilancio d’asta per un piccolo locale di 25 mq da adibire a bar e un portico di 600 mq che fa parte del complesso cascine Chiesa Rossa. Il bando è commerciale, ma alla fine se lo aggiudica una onlus da tempo attiva in zona 5: Antigua. Antigua onlus dà vita al Circolo dei Talenti, ma non ragiona in termini commerciali. Il portico è uno spazio libero. Per frequentarlo non servono tessere o consumazioni obbligatorie. E così, in poco tempo, migliaia di persone lo animano. Sotto il portico s’incontrano, partecipano e organizzano iniziative: feste popolari, attività culturali, sociali, aggregative. Sotto il portico nascono una ciclofficina e un campus autogestito per 30 bambini della zona che durerà 45 giorni durante l’estate del 2014. Sotto il portico trovano ospitalità associazioni, comitati, collettivi, un gruppo d’acquisto solidale, tantissime realtà che promuovono iniziative, gli studenti che vi trascorrono i pomeriggi a studiare, gli anziani, le famiglie con i bimbi piccoli, i migranti: tutti quelli che esprimono il bisogno di un’alternativa all’abbandono delle periferie, al degrado, al silenzio, alla solitudine. Ma non ragionare in termini “commerciali” come ha fatto Antigua onlus e il Circolo dei Talenti nei 3 anni passati produce anche un effetto collaterale. L’associazione non riesce a sostenere un affitto troppo oneroso. Non ce la fa a pagare 2.000 Euro al mese e accumula un grosso debito con il Comune di Milano.
Dal mese di gennaio di quest’anno, come utenti del portico abbiamo sostenuto il Circolo dei Talenti dando vita a un comitato. Abbiamo cercato di interloquire con il Comune di Milano e con il Consiglio di Zona 5. Abbiamo cercato in tutti i modi una soluzione che consentisse di non chiudere un’esperienza troppo importante per tante persone. Abbiamo avanzato diverse proposte, ma non abbiamo mai avuto risposte convincenti. E il 7 luglio, inesorabilmente, un funzionario del demanio si è presentato per riprendersi le chiavi del Circolo dei Talenti. Il Comune di Milano ha decretato decaduta la concessione e ha proceduto con lo sgombero per morosità.
Due giorni prima che ciò accadesse, domenica 5 luglio, un’affollata assemblea, dava vita a SOTTO IL PORTICO, Comitato per la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa.
Chi siamo? Siamo quelli che in questi 3 anni hanno animato e frequentato il portico. Siamo un collettivo aperto a tutti i cittadini utenti di questo bene e molti di noi sono presenti nella vita del quartiere anche attraverso associazioni, comitati, collettivi, gruppi informali e centri sociali. Siamo quelli che in questi 3 anni hanno frequentato e animato il portico all’interno del parco Cascine Chiesa Rossa. Abbiamo deciso di costituire un comitato PER la gestione e non DI gestione perché il portico è un bene comune. E’ di tutti. E’ pubblico. E’ popolare. E’ uno spazio aperto e libero. Non vogliamo essere i “titolari” o i “proprietari”. E in queste settimane, nonostante i 40 gradi, la carenza di bagni pubblici, l’assenza di corrente elettrica e perfino di una fontanella d’acqua, abbiamo continuato ad animare il portico: danze popolari, cineforum, ping-pong, assemblee, feste di compleanno per i bambini. E le iniziative andranno avanti anche in agosto. Vogliamo la continuità con l’esperienza fatta in questi 3 anni e vogliamo rappresentare un presidio perché uno spazio vuoto è già degrado.

Perché non vogliamo la messa a bando del portico?
Qualche giorno fa è comparso un cartello, non firmato (forse un po’ si vergognano), che è stato affisso alla porta di quello che è, purtroppo, l’ex Circolo dei Talenti. Il cartello benché non datato né firmato, sembra informare che entro fine luglio verrà pubblicato un bando sociale che si chiuderà il 20 settembre per il locale di 25 mq da adibire a bar e il portico di 600 mq. L’affitto, si dice, non sarà più dovuto perché è previsto un contratto con 3+3 anni gratuiti. Perché non ci piace? Il bando è una gara. Chi vince resta e gli altri vanno a casa. Noi non vogliamo gare. Non vogliamo essere costretti a scegliere tra le attività per i bambini e quelle per anziani, tra lo spazio per studenti e le iniziative per i giovani, tra la briscola e la scala quaranta, la mazurka e il tango. Il portico è sufficientemente accogliente e ampio per ospitare tutti. Così come è successo in questi 3 anni. Fare un bando significa privatizzare. Chi vince deciderà chi, come, quando e quanto si potrà frequentare il portico all’interno del parco. I “privatizzatori” del Consiglio di Zona 5 hanno già detto che sarà a discrezione dei vincitori stabilire se la fruizione continuerà a essere libera oppure no, mentre la partecipazione alle decisioni sarà necessariamente limitata ai vincitori del bando. Il rischio è quello di dover fare una tessera oppure dovere consumare obbligatoriamente al bar per poter continuare a frequentare una porzione di parco. Ma non è assurdo tutto ciò? La messa a bando è una privatizzazione del portico! Le decisioni non saranno più collettive, ma delegate al vincitore. Fare un bando vuol dire delegare al privato sociale la scelta di cosa si farà sotto il portico. Noi questo non lo accettiamo perché questa è la negazione stessa del concetto di bene comune. E non capiamo nemmeno l’accanimento della giunta Pisapia e del Consiglio di Zona 5 nel voler procedere con un bando. Paolo Limonta, che conosce bene la situazione del portico, presiede anche il “tavolo spazi” del Comune di Milano. Dopo un anno di lavoro quel tavolo ha recentemente elaborato una proposta di delibera per la difesa dei beni comuni. Tra le tante cose che si affermano in quella proposta di delibera si dice che i bandi non sono il sistema migliore per valorizzare e difendere i beni comuni. Ne siamo convinti anche noi. Anzi pensiamo che i bandi siano proprio la negazione stessa del concetto di bene comune proprio perché lo privatizzano, lo sottraggono alla collettività, lo consegnano a un solo soggetto vincitore. E allora? Come è possibile coordinare un tavolo di lavoro che vuole difendere i beni comuni e alla prova dei fatti in zona 5 sostenere nella pratica tutt’altro? Qual è il vero Paolo Limonta? Quello che difende i beni comuni o quello che li privatizza?
Come se non bastasse, questo bando sociale è fatto di corsa. Uscirà a fine luglio e rimarrà aperto solo fino al 20 settembre. Si rivolge al mondo No profit e gli lascia solo il mese di agosto e pochi giorni a settembre per studiarlo e decidere se e come parteciparvi. Un bando ad agosto è un bando da sdraio, lettino e ombrellone. Induce inevitabilmente al sospetto. Quando hai così fretta sembra che hai già deciso chi lo deve vincere e vuoi evitare che troppi altri vi partecipino. E questo bando nasce anche con una buona dose di arroganza. Dopo 3 anni di attività sociali e culturali che hanno visto la partecipazione di migliaia di cittadini, dopo che si è costituito un Comitato PER la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa che sta animando quello spazio anche in queste settimane d’estate, nessuno, né Consiglio di Zona 5, né Giunta Pisapia, né assessorato al demanio, si sentono in dovere di ascoltare l’esperienza maturata in 3 anni e di recepire le istanze che ne derivano.

Che cos’è un bene comune?
Noi lo abbiamo imparato nella pratica. Per 3 anni, grazie al Circolo dei Talenti e all’associazione Antigua onlus, abbiamo potuto materializzare questo concetto. Abbiamo frequentato e animato il portico all’interno del parco Cascine Chiesa Rossa senza spendere, senza consumazioni, senza tessere e senza biglietti d’ingresso. Un bene comune, per noi è uno spazio collettivo dove incontrarsi e dare delle risposte alle proprie esigenze. E’ l’opposto di uno spazio privato, perché privato significa sottratto alla collettività. Il portico è stato e continua a essere anche ora uno spazio aperto, libero, gratuito, democratico, autogestito, antifascista, popolare. In poche parole: un bene comune.
Quello sui beni comuni è un dibattito ampio e molto interessante. A noi piace la definizione che ne dà Stefano Rodotà quando afferma che “i beni comuni non coincidono né con la proprietà privata, né con quella dello Stato, ma esprimono dei diritti inalienabili dei cittadini. Tutti ne possono godere e nessuno può escludere gli altri dalla possibilità di goderne. E’ un bene che implica condivisione e partecipazione e non può essere privatizzato né sottoposto a restrizioni”.
Il portico si è rivelato insomma un esempio, minore ma significativo, di un’esperienza di grande rilievo nel dibattito culturale del nostro Paese: la questione dei beni comuni e delle forme della loro gestione. Acqua e tutela ambientale furono i primi beni pubblici a essere definiti “comuni”. E proprio la schiacciante vittoria nel referendum del 2011 ne evitarono la privatizzazione. Da allora un bel pezzo di strada è stata fatta, ma il dibattito sui beni comuni è solo all’inizio ed è un percorso che lascia grandi speranze di allargamento e avanzamento delle lotte sociali.
L’esperienza di 3 anni sotto il portico Chiesa Rossa ci ha insegnato alcune cose importanti:
1)   Uno spazio che è funzionale alla vita di alcuni aspetti di una comunità specifica (la comunità di tutti coloro che ne usufruiscono o ne possono usufruire) non può essere vincolato a interessi diversi, non può essere privatizzato.
2)   La partecipazione alla gestione non può essere sottratta agli utenti che devono essere i protagonisti delle decisioni, né essere delegata a qualche gruppo esclusivo o escludente, ma deve restare diretta e aperta a quella collettività che si darà autonomamente le forme organizzative necessarie.
3)   Che le istituzioni pubbliche (Comune o altro) che detengono la proprietà o il controllo del bene su cui vive questa esperienza devono fornire le condizioni necessarie allo sviluppo della “partecipazione” dei cittadini, garantendo le condizioni elementari indispensabili (acqua, corrente elettrica, strutture sanitarie, igieniche, ecc.), ma soprattutto devono astenersi dal frapporre ostacoli alla partecipazione diretta e non delegata degli utenti.

Cosa vogliamo?
Chiediamo che il portico non venga messo a bando. Mettete a bando il bar, ma non il portico. Altrimenti sarete responsabili della privatizzazione di un bene comune. E’ la cosa più semplice da fare. Il portico deve continuare a essere un bene comune aperto a tutti e perciò non può essere ceduto al vincitore del bando. Il portico può continuare a vivere con un comitato di gestione che organizza e promuove le iniziative. Solo così sarà garantito il libero accesso per 365 giorni all’anno. Solo così uno spazio frequentato da migliaia di persone non sarà privatizzato e soggetto a restrizioni o regole di “mercato”. Non capiamo proprio per quale ragione oltre al locale di 25 mq da adibire a bar debba essere messo a bando anche il portico. E’ lo stesso errore che è stato commesso 3 anni fa quando fu fatto il bando commerciale a rilancio d’asta. In quel caso però una logica, che non ci appartiene, era almeno presente. Il settore demanio, infatti, aveva come obiettivo quello di raccattare più soldi possibili. Per questo faceva il bando a rilancio d’asta. Cioè, significa che vince chi offre di più. E per rendere più appetibile l’offerta, oltre al piccolo bar includeva il portico di 600 mq. Ma oggi il settore demanio non sta studiando un bando a rilancio d’asta, ma un bando sociale. Non è previsto nemmeno il pagamento dell’affitto perché verranno concessi 6 anni di gratuità per il bar e il portico. E allora perché bisogna concedere il portico al vincitore, sottraendolo alla collettività? Perché dobbiamo cedergli uno spazio di 600 mq all’interno di un parco pubblico che potrà utilizzare come coperti del servizio bar? E soprattutto perché dovremmo consetirglielo visto che non pagherà nemmeno l’affitto?




Siamo ancora in tempo per difendere un bene comune ed evitare la privatizzazione!
Per farlo, basta escludere il portico dal bando sociale!
Il portico Chiesa Rossa deve rimanere uno spazio aperto, popolare e gratuito:
senza tessere, biglietti d’ingresso o consumazioni obbligatorie!







SOTTO IL PORTICO
Comitato per la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa



                             facebook: sotto il portico

domenica 5 luglio 2015

Nessuno sgombero ci fermerà

SOTTO IL PORTICO
Comitato per la Gestione Condivisa del Portico Chiesa Rossa


Siamo cittadini, associazioni, comitati, collettivi e gruppi informali: siamo il comitato per la gestione condivisa del portico Chiesa Rossa.
Per la gestione e non di gestione perché il portico è un bene comune fondamentale per la promozione sociale, culturale e artistica del nostro quartiere.

Il nostro percorso nasce grazie alla gestione del Circolo dei Talenti che in questi 3 anni ha messo in secondo piano il profitto economico arrivando a non poter mantenere l'affitto dello spazio che aveva in concessione dal Comune di Milano.

La legittimità a costruire il comitato deriva da un'attività quotidiana e continuativa, costruita tra pari. Sotto il portico da tre anni si svolgono attività concrete di socializzazione: la ciclofficina, le feste popolari, i concerti e gli eventi culturali, il campus estivo autogestito per bambini e tante altre iniziative ed eventi.

È fondamentale non perdere ciò che si è venuto a creare con questa esperienza, per salvare l'attività sociale e il bene comune: è per questo che è nato il comitato.
Il comitato è aperto a ogni forma di partecipazione e contribuito, dei singoli come delle associazioni di zona. È un presidio sociale. È la costruzione quotidiana di un'alternativa all'abbandono della periferia, al degrado, al silenzio e alla solitudine.

Il Circolo dei Talenti è stato sfrattato, e non sono state concesse dilazioni o rateizzazioni del debito. 
Di fronte alle richieste di confronto e di dialogo il Consiglio di Zona 5 e il Comune di Milano non si sono mai assunti le proprie responsabilità e non si sono mai davvero spesi per trovare una soluzione condivisa.

A partire dal 7 luglio ci trovi dove siamo stati negli ultimi anni: sotto il portico all’interno del parco cascine Chiesa Rossa con un presidio permanente.
Porta le tue idee: organizzeremo le prime iniziative questa estate e costruiremo un calendario di attività per rendere ancora più vivo e attivo il nostro bene comune.





facebook: sotto il portico

sabato 4 luglio 2015

ASSEMBLEA POPOLARE + PRANZO CONDIVISO

DOMENICA 5 LUGLIO dalle h. 11 in poi presso il Circolo dei Talenti all'interno del Parco Cascine Chiesa Rossa (Via San Domenico Savio angolo Chiesa Rossa - MM2 Abbiategrasso)

ASSEMBLEA POPOLARE

per opporsi allo sgombero del circolo
per dire no alla privatizzazione di un bene comune
per dire no al degrado e alla speculazione
per costituire un COMITATO PER LA GESTIONE CONDIVISA DEL PORTICO

al termine dell'assemblea PRANZO CONDIVISO. Porta da mangiare e da bere e condividilo con gli altri

Dopo mesi di prese in giro e rimpalli di responsabilità, grazie al Comune di Milano e al Consiglio di Zona 5, siamo arrivati allo sgombero previsto per MARTEDì 7 LUGLIO alle h. 11.
NON CI FERMIAMO E NON CI RASSEGNIAMO
Continueremo a difendere un bene comune, popolare, autogestito, condiviso, antifascista

Clicca qui per vedere il video:
https://youtu.be/aVqNjZwzzMg

lunedì 15 giugno 2015

FESTA POPOLARE 2015

CERCO L’ESTATE TUTTO L’ANNO…
Festa Popolare della Zona 5
19, 20 e 21 GIUGNO 2015
Anche quest'anno, sotto il portico dei Talenti, all'interno del Parco Cascine Chiesa Rossa, tre giorni di musica, spettacoli, dibattiti, cucina popolare e molto altro promossi da più di 30 realtà della Zona.


Il portico del Circolo dei Talenti si trova all'angolo tra Via San Domenico Savio e Via Chiesa Rossa (tram 3 e 15, bus 79, MM2 Abbiategrasso).


PROGRAMMA FESTA POPOLARE 19-21 GIUGNO 2015

VENERDì
h. 18 apertura festa e corteo musicale per il quartiere
h. 20.30 in Biblioteca, inaugurazione mostra fotografica sulla Via d’acqua ed ex Darsena con interventi e dibattito
h. 22 musica: La Dieresi (pizziche e tarantelle)

SABATO
h. 11 dibattito: Ius solis e Ius sanguinis con E. Rodari e Valter Boscarello a cura di Baia del Re
h. 17.30 dibattito: Stop TTIP e documento di Milano con E. Molinari a cura di Rossosispera e GAS Radici
h. 20 danze africane a cura di Assileassime
h. 21 proiezione di filmati sull’America Latina e i migranti latinoamericani a cura di Unilatinos
h. 22 ZAM Hip hop Lab

DOMENICA
h. 11 lezione aperta di Tai Chi Chuan a cura di Francesco Flora
h. 16 laboratorio danze africane per bambini a cura di Assileassime
h.17 canzoni per bimbi a cura di Sergio Calcagnile
h.17.30 sotto il portico della biblioteca, laboratorio per bambini a cura di Profiqua
h.17.30 dibatto: La buona scuola è quella che lotta a cura di Archivio Primo Moroni, Free Festival e libreria Calusca City Lights

h. 19.30 tavola rotonda: Nessuna mucca da mungere: autogestione, spazi sociali, beni comuni e iniziative dal basso. Le esperienze del Circolo dei Talenti, dei ragazzi di Gratosoglio e del Collettivo Villalta, a cura di retecinque

Via d'acqua ed ex Darsena

VENERDì 19 GIUGNO h. 20.30
all'interno della Festa Popolare 2015
Biblioteca Chiesa Rossa, Via San Domenico Savio 3

inaugurazione della mostra sulla EX DARSENA
con interventi e dibattito



La Darsena di Milano (qui in una foto degli anni ‘50) costituisce un ambiente fondamentale per la comprensione della natura e della storia della città. I lavori di riqualificazione, fatti in occasione dell’Expo, hanno suscitato reazioni favorevoli da parte di molti, che vi hanno visto “finalmente qualcosa di buono fatto dalla giunta Pisapia”. Ma hanno anche suscitato perplessità e contrarietà da parte di molti, tra cui noi, per cui riteniamo opportuna qualche considerazione.
1)             La maggior parte di chi si è espresso favorevolmente ha usato due argomenti: il primo era: “ma prima era peggio, disordinato e sporco”. Argomento inconsistente dal momento che la proposta sostenuta dai critici non è “lasciare tutto com’era” ma è “andava fatto un lavoro culturalmente e filologicamente  corretto” cioè conservazione dei manufatti fondamentali con rispetto dei valori storici.
2)             Il secondo argomento è stato: “Ma adesso è bello”. “Bello” è un termine troppo generico. La valorizzazione di un ambiente ricco di storia come la Darsena di Milano richiedeva il rispetto di alcuni criteri legati al ruolo che quell’ambiente ha avuto per secoli nella storia cittadina e del ruolo che deve mantenere nella maturazione delle coscienze degli abitanti. In questo caso il “bello” nuovamente prodotto appare ispirato non alla Storia di Milano, quanto piuttosto a una delle icone del turismo internazionale (il lungosenna parigino, forse) e ha portato a ricostruirne un centinaio di metri. Qualche buquiniste ne ha già preso atto. Forse “bello”, fruibile come parco,  ma culturalmente inutile. Spreco di risorse.
3)             L’idea da contestare, in verità, è quella dei cosiddetti “giacimenti culturali”. Il patrimonio culturale, artistico, storico di un Paese deve avere la funzione di contribuire a costruire la personalità di chi vive in quella comunità (nativo o straniero che sia) per farne persone più colte, più sensibili, più creative, in grado di acquisire nuove competenze, di esercitare mestieri di elevata professionalità, di esprimere la propria maturazione con nuove creazioni. Il patrimonio culturale non può essere concepito come materiale da sfruttare come merce per un turismo mordi e fuggi, che paghi un biglietto senza ricavarne alcuna maturazione reale, costruendo così per chi vive in quella comunità un destino da usciere precario.
4)             In questi giorni assistiamo a un altro analogo spreco: la Pietà Rondanini viene tolta dall’ambientazione BBPR al Museo del Castello dove veniva, come punto di riflessione e di scoperta, alla fine di un percorso di 200 anni di storia della scultura lombarda. Un percorso costellato da alcuni episodi formidabili della storia milanese (l’arca di Barnabò Visconti, le sculture della vecchia Porta Romana, la lastra tombale di Gastone di Foix, lo stesso Gonfalone della città), momenti che varrebbe la pena di illustrare meglio uno per uno. La Pietà verrà ora collocata in una stanza solitaria nell’ex Ospedale spagnolo: si paga il biglietto, si guarda e si esce. Si incasseranno magari tanti soldi da turisti frettolosi ma probabilmente nessuno avrà imparato niente.
5)             Pur nel grave marasma e le molte superfetazioni da eliminare l’ambiente della Darsena era costituito da due ambiti distinti: L’antica Darsena e la Piazza XXIV maggio, quella dalla quale partono le manifestazione della May Day.
Nell’ambito Darsena esistevano: la confluenza di due grandi canali navigabili; lo specchio d’acqua che ha costituito il punto centrale del sistema dei Navigli e che fino all’inizio del Novecento costituiva l’ottavo porto italiano per tonnellaggio; un tavolato ligneo (recentemente scoperto) della prima darsena milanese risalente forse all’anno mille (prima della prima Darsena del 1177); un settore residuo delle mura spagnole; un vecchio mercato rionale di foggia tradizionale; il raccordo con la Conca di Viarenna sul canale (parzialmente coperto) che permetteva il traffico tra la Darsena e la Cerchia dei Navigli (ora interrati). Questa Conca risale al 1400 (prima dell’arrivo a Milano di Leonardo e da lui studiata).
Piazza XXIV maggio era un grande piazzale disordinato (ma che nel tempo aveva comunque raggiunto una propria fisionomia) con alcuni elementi storicamente significativi distribuiti in modo casuale e in mezzo a un traffico caotico. Questi elementi erano: un grande albero centenario piantato alla fine della Prima guerra mondiale; due caselli daziari; l’Arco di Porta Ticinese, monumentale opera del Cagnola; un tradizionale apprezzato chiosco del pesce.
6)             Vediamo ora le trasformazioni imposte ai due ambienti. La Darsena: la mancanza di indicazioni più precise non permette di dire se lo specchio  d’acqua è stato modificato o mantiene tutta l’ampiezza precedente; l’assito dell’antica darsena è stato ricoperto totalmente; del raccordo con la conca di Viarenna rimane un ponticello e un semicerchio di cemento (per fortuna il resto, la parte più brutta, è sotto il livello dell’acqua); le mura spagnole sono coperte da anonime mattonelle rosse; il vecchio mercato è stato demolito e ricostruito su una parte della banchina dell’ex porto: il resto delle banchine dell’ex porto è stato pedonalizzato e appare destinato  a contenere molte  iniziative economiche (bar, ristoranti, ecc) di cui alcune già in costruzione, anche con strutture precarie galleggianti. Le strutture fisse sono di un incomprensibile colore verde scuro di cui nella storia di Milano non c’è traccia; su tutto incombe un enorme cubo nero come supporto di uno spazio televisivo promozionale.
In questo ambito ci sono comunque alcuni elementi parzialmente positivi: la riapertura di un breve tratto (20/30 metri) del deflusso del canale Ticinello; la riscoperta dell’antico Ponte delle Gabelle sul Ticinello; l’edificazione di un ponte sospeso pedonale, all’altro capo della ex Darsena.
La piazza, poi, è ancora più desolata di prima e di difficile attraversamento anche pedonale e soprattutto senza coerenza interna e senza collegamento logico con il circondario; l’albero centenario resta isolato in una piccolissima aiuola; i caselli daziari appaiono sperduti tra incongrue rotaie tranviarie; l’arco del Cagnola è ridotto a spartitraffico; il nuovo tratto del Ticinello resta tronco e senza giustificazione; il Ponte delle Gabelle difficilmente riconoscibile come tale, accostato a una specie di grande tombino circondato da alte balaustre in metallo in cui scompare il Ticinello; il chiosco del pesce è quadruplicato. Resta un grande piazzale su due livelli lastricato con grandi pietroni.
7)             Che cosa si sarebbe dovuto o potuto fare? tentiamo qualche esempio, non un progetto alternativo ma solo qualche idea per esemplificare:
alla Darsena si sarebbe dovuto conservare il riferimento alla caratteristica di porto fluviale di una grande città commerciale. Un esempio possibile avrebbe potuto essere la trasformazione dell’Antico porto di Genova realizzata da Renzo Piano, dove quanto possibile è stato conservato e rinnovato e si sono inventati nuovi elementi che, per funzione o per aspetto, rievocano la struttura precedente (l’acquario, il Bigo, il museo del Mare). Anche nel caso milanese le nuove strutture (poche e coerenti, compreso mercato e qualche posto di ristoro) avrebbero dovuto rievocare antiche strutture, mostrare funzioni e simbologie significative, ecc.. Si poteva, per esempio trasferire qui il Museo e Biblioteca d'Arte Marinara "U. Mursia" oggi sacrificato a Palazzo Morando; una scuola di canottaggio, o altro; si sarebbe dovuto valorizzare il tratto delle mura spagnole rimaste, anziché seppellirle sotto un anonimo nuovo muraglione; la ricopertura dell’antico assito era una disposizione del Conservatorio archeologico, vista l’impossibilità di conservarlo adeguatamente, ma poteva esserne mantenuta una traccia, un riferimento, almeno un pannello illustrativo, una segnaletica ecc.); analogamente doveva essere meglio indicato il collegamento con la Conca di Viarenna se fosse stato impossibile ricostruirlo davvero. Indispensabile sarebbe almeno un passaggio pedonale (strisce bianche) per rendere possibile l’attraversamento dell’infernale viale D’Annunzio per permettere di raggiungere la Conca di Viarenna.
Per di più, se quel che era un porto aveva meno problemi di sicurezza contro eventuali cadute in acqua, questo che è diventato un passeggio per famigliole dovrebbe aver previsto protezioni e dispositivi per poter risalire in caso di caduta accidentale in acqua.
La nuova piazza è ancor peggio risolta. Le manca un minimo di unità logica, una credibile omogeneità funzionale, un collante storico. Si sarebbe potuto, magari, cambiargli l’infausto nome di celebrazione di un’atroce guerra (meglio sarebbe riscoprire la pace e l’accoglienza dedicando la piazza alle “nuove vittime del mare”, i migranti da Paesi distrutti). Si sarebbe potuto far scorrere le rotaie dei tram e gli attraversamenti automobilistici solo sul lato orientale e su quello meridionale della piazza, ottenendo così un grande spazio da piantumare a verde riunendo in un’unica area l’albero centenario, l’arco del Cagnola, almeno uno dei caselli, il Ponte delle Gabelle, la pescheria, l’attuale piazzale lastricato (ex mercato) sfruttando eventualmente i due diversi piani per costruire un piccolo anfiteatro, e magari prolungare di una decina di metri il tratto scoperto del Ticinello rendendolo più coerente e restituendo al Ponte delle Gabelle un aspetto di ponte di transito,  e, visto che le sue dimensioni sono eccessive per la funzione solo pedonale che ora avrebbe, si sarebbe potuto collocare sul Ponte stesso anche il Trionfo del Fuentes (un monumento che prima stava su un altro ponte della stessa sponda e che ora sta in qualche deposito del Comune).
Anche a non voler interrare il tratto di via D’Annunzio, qualche arredo opportuno (due tettoie sopra i passaggi pedonali, per esempio) avrebbe potuto indicare un collegamento con corso di porta Ticinese e piazza san Eustorgio.
8)             Come si è giunti all’attuale risultato?
La progettazione è stata affidata a tecnici interni al Comune senza ricorrere a professionisti esterni, e questo è certamente positivo. E’ però evidente che il progetto è stato influenzato -se non fatto direttamente derivare- da quello previsto all’epoca in cui si voleva realizzare sotto la Darsena un parcheggio (progetto fortunatamente sventato) e dall’adesione ideologica degli amministratori alla teoria dei “giacimenti culturali”.
E’ comunque mancata, soprattutto nella fase progettuale, un’aperta consultazione del pubblico che si è trovato di fronte a un semplice rendering poco valutabile e sul quale non era possibile intervenire; il cantiere, poi, è stato sempre rigorosamente chiuso e invisibile: poche visite parziali e frettolose sono state concesse a rappresentanti della cittadinanza ma delle loro osservazioni non si è tenuto nessun conto. Neppure il Comitato spontaneo che si è costituito ha trovato ascolto da parte delle istituzioni cittadine responsabili del progetto, anche perché ha impostato la sua azione non sulla ridiscussione “dell’ipotesi culturale” sottesa al progetto, ma solo sulla contestazione di elementi puntuali considerati inaccettabili (il carattere del lastricato, l’odore del pesce, l’invadenza delle nuove dimensioni della pescheria, la scarsa agibilità del mercato rispetto al quartiere di via San Gottardo, e simili).

Inoltre il Comitato ha puntato soprattutto sulla possibilità di ottenere dalle autorità cittadine ascolto e variazioni del progetto indicendo alcune assemblee di informazione del pubblico ma sostanzialmente rinunziando a una reale mobilitazione che avrebbe richiesto iniziative ampie, pubbliche e incisive e lo stesso comitato No Expo non ha saputo intervenire in questo ambito (che pure nasceva in collegamento con Expo di cui doveva inizialmente costituire il punto d’arrivo delle Vie d’Acqua).